Designabile #18 - Il portfolio del designer
lavorare al proprio portfolio è l’attività più difficile che ci troviamo a svolgere. Non importa che lavoro facciamo, raccontare sè stessi diventa una sfida.
Nel corso della mia carriera ho pubblicato almeno 4/5 versioni differenti del mio sito/portfolio. Negli anni ha cambiato nome, grafica, linguaggio. In questa attività ci facciamo facilmente influenzare dal trend del momento. Magari navigando sul web ci è capitato di trovare un bel sito e tendiamo a copiarlo. Di base non c’è nulla di male. Il fatto è che quello che funziona in un caso, non è detto che funzioni per tutti.
Nel mondo dei portfolio c’è un trend ben affermato da tanti anni, quello del case study. Questo segue una struttura ben definita:
Obiettivi e KPI (il brief del cliente/progetto)
Ricerca (analisi utenti, personas, interviste, analytics)
Wireframes e prototipi
Visual Design (mockups, style guides, etc)
Risultati
Tutti hanno cercato disperatamente di seguirla, con il risultato che ogni porfolio è uguale all’altro senza che nessuno riesca a distinguersi.
La maggior parte dei recruiters trascorre meno di 10 secondi a scansionare il tuo lavoro prima di decidere di voler saperne di più.
Una possibile soluzione
Pensare meno al processo e concentrarsi di più su cosa si è realmente fatto.
Spesso nei progetti che seguiamo non lavoriamo da soli, ma in team. Quindi non facciamo tutto da soli ma collaboriamo con tante persone diverse. Raccontare la propria parte del lavoro e come si è lavorato in team è un informazione sottovalutata ma invece molto importante.
The portfolio case study is broken
Let’s face it. The formula for case studies has expired.
In questo post sul suo blog, Tobias van Schneider riassume le 5 cose da fare per costruire un portfolio di successo.
E tu, sei riuscito a costruire un tuo portfolio? O sei perennemente bloccata/o alla pagina bianca?
Scrivimi pure per avere consigli o semplicemente condividere la tua esperienza
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Al prossimo numero
Ciao 👋 Francesco