Designabile #06 - Il pensiero critico
Ciao,
il processo di design, come altre attività creative, non è lineare. Diverse rappresentazioni grafiche usano il cosidetto “double diamond”, il doppio diamante, perché comunica bene le varie fasi.
Ad una fase di esplorazione (divergent) segue quella di definizione (convergent).
La fase di esplorazione è quella più creativa. È chiamata divergent proprio perché si suppone che si generino quante più idee e soluzioni possibili, diverse tra loro.
Magari fosse così facile! Nel momento in cui siamo chiamati a dover essere creativi ecco che invece entra in gioco il nostro pensiero critico.
In questo articolo Ralph Ammer spiega bene quella sensazione che ci accompagna, come designer, nella maggior parte dei progetti: quel senso di insoddisfazione generale con il lavoro svolto.
Non facciamo in tempo a metter giù una bozza che subito è finita nel cestino. Funziona un po’ come la sindrome della pagina bianca per lo scrittore.
Perché succede?
Il pensiero critico blocca la nostra creatività agendo da filtro.
Whenever I make a drawing that voice always — ALWAYS — convinces me that this is the worst I have ever done in my life. Ever.
Ti faccio un esempio classico che funziona molto bene: se ti dicessi “Portfolio” cosa ti viene in mente? Un progetto eterno, iniziato anni fa e mai finito o che se hai finito già il giorno dopo ti sembra da rifare?
Come suggerisce l’autore dell’articolo, dobbiamo imparare a convivere con l’imperfezione, accettandola.
La ricerca del progetto perfetto, del layout perfetto non farà altro che porci in una condizione eterna di insoddisfazione e frustrazione.
Il design non è esercizio di stile. È sopratutto ricerca, ideazione e sintesi.
C’è un progetto in cui il tuo pensiero critico di ha reso la vita difficile? Scrivimi pure per condividere la tua esperienza!
Al prossimo numero 👋
Ciao, Francesco